L’ULTIMA RICAMATRICE

Appoggiata ai bordi del bosco, sulla via che dal paese va verso le montagne, c’è una piccola casa solitaria: è qui che vivono le ricamatrici. Ora è rimasta Eufrasia a praticare l’arte di famiglia, tesse, cuce, ricama leggendo in ogni persona che le si rivolge i desideri più inconsci. Accanto a lei come prima alla bisnonna, alla nonna e alla madre, da sempre, il telaio di ciliegio, rocchetti, stoffe, spole e spilli. Eufrasia ha settant’anni e ha quasi smesso di lavorare, le mani curvate dall’artrite e la modernità in cui tutto è fatto in fretta le avevano fatto pensare di non servire più a nessuno. Ed è in quel momento che arriva Filomela, una ragazza giovane con il riso negli occhi oltre che sulle labbra, che le chiede di prepararle il corredo e di insegnarle a ricamare. Eccola, l’ultima occasione di fare ciò che Eufrasia più ama: rendere felice qualcuno, raccontargli la vita che verrà intrecciando trama e ordito. Le parole che ha risparmiato per tutta la vita ora sgorgano come fiumi in primavera. Racconta di una giovane vedova di guerra gentile ed esperta nel taglio e cucito, di una splendida e coraggiosa ragazza troppo bella per non attirare le malelingue di paese, di un amore delicato come il filo di lino e tanto sfortunato, e di un ricamo tessuto da generazioni, in cui ognuna di loro ha scritto un pezzo della propria esistenza, una scintilla luminosa nel buio del mondo. 

Elena Pigozzi in questa storia, tessuta sapientemente come il ricamo più pregiato, ci fa vivere cento anni di storia in un battito di ciglia, a volte vento leggero e luminoso, altre cupo e foriero di sventura. Tante vite si intrecciano in queste righe, tanti amori, ma soprattutto l’amore per la vita stessa e per un’arte millenaria che sono la vera eredità dell’ultima ricamatrice.

Elena Pigozzi - L'Ultima Ricamatrice

Uscita: 08 settembre 2020

PRESENTAZIONE

l’autrice ci presenta la sua opera
“Forse andare avanti vuol dire guardarsi dentro, ascoltare il rumore dei battiti e segnare il tempo con ago e filo. Forse andare avanti è accorgersi che il tuo ventre cresce e al tuo battito si aggiunge altro battito e altro tempo, cucito nella carne come orlo di stoffa. Forse si va avanti per urgenza di vita, che cerca altra vita, che trova altra vita” p. 49
“Ho mani bianche da offrirti e dita veloci alla tessitura. Ho parole facili che raccontano il volo delle farfalle. I miei pensieri sono mossi dal vento, come le cime dei pini sui monti. Mi scuoto per un fiore che sboccia e ne sento il grido (…) So che voglio abitare nel tuo abbraccio. Starci stretta a sorridere e piangere, a cantare e a sfinirmi. A tremarci dentro come se finisse il mondo” p. 74 
“C’è un tempo che gira, come filo attorno alla conocchia. C’è un tempo che è inseguito dai passi e dal silenzio e dalla memoria di ciò che è stato. E c’è un tempo che spinge il resto verso un disegno che non conosci. E allora, caccia la paura, cedi all’abbandono e fidati di chi gira la ruota.” p. 97 
Afferra il bandolo e tiralo secondo il tracciato, fila entrando nella misura del silenzio, che è luogo abitato da chi cerca la pace” p. 123
“Aspettò nell’unico modo con cui trascorreva le attese. Infilò l’ago nella seta rossa e ricamò la voglia di rovesciare i pregiudizi, la lotta alle ingiustizie, la libertà, la storia di Felice.” p. 133
“Era stata lei a insegnarmi come intrecciare il tempo e dare forma alle parole, a imbrigliare la vita tra i fili di lino, a toglierci le paure che sfrangiano come abito senza orlo” p. 147
“Continuo ad andare avanti con il mestiere che conosco, con i giorni che ho scelto, con ciò che mi appartiene. E se a volte è faticoso, mettere un piede e poi l’altro, sono convinta che in questo procedere c’è il senso del tutto. Dell’inizio e della fine, ma non so dirti se mi trovo all’andata o al ritorno. Sono qui, che seguo il filo dei miei passi, come si segue il disegno dell’ordito p. 158

Scrivimi

3 + 3 = ?

«Ci infileremo le ali per sperimentare il volo. Io e te. Ci metto le braccia a farci da muro. Ci metto la musica a farci cemento. Ci metto me stesso a farci da casa.»

da L’ultima ricamatrice