URAGANO D’ESTATE

Se una troupe cinematografica per oltre tre mesi occupa strade e piazze di un paese, abbatte muri e costruzioni recenti, e magari coinvolge gli abitanti a recitare a fianco di Alida Valli e Massimo Girotti, cosa può scatenare se non un uragano? Anzi, un Uragano d’estate, come il titolo che doveva avere Senso di Luchino Visconti. E tale fu l’estate del ’53 per Valeggio, Custoza, Verona, perché, come un uragano, lasciò il segno. 

Amicizie e amori, fuori e all’interno del set, si intrecciano a comporre una vicenda unica, un romanzo nel film, sullo sfondo del dopoguerra. Il caso Montesi, la legge truffa, la fine dell’epoca De Gasperi, si avvicendano e si insinuano tra gli attori non protagonisti, contadini, fabbri, cuoche e cameriere, che sbirciano, osservano, si conoscono. 

Come un autentico uragano quella troupe cambierà le vite di ciascuno, sotto la guida del maestro Visconti, intenzionato a girare il primo film italiano a colori sul Risorgimento. Al suo seguito, Riccardo Gualino, i futuri registi Francesco Rosi, Franco Zeffirelli, Giancarlo Zagni, la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico e gli scrittori Tennesse Williams e Paul Bowles.

In un romanzo che intreccia realtà e finzione, ricostruzione storica e immaginazione e che racconta uno dei più straordinari eventi del cinema italiano. Quando l’Italia voleva sognare, e il cinema era a tutti gli effetti e in tutto il suo splendore una favolosa macchina dei sogni.

Elena Pigozzi - Uragano d'Estate

Uscita: 15 aprile 2009

RECENSIONI

“Elena Pigozzi riesce a mescolare realtà e finzione, sue interpretazioni psicologiche e personaggi di fantasia, in un racconto che è uno spaccato della vita sociale di un paese del Veneto sconvolto dall’arrivo dei “cinematografari”
(…) Il romanzo si intitola “Uragano d’estate”, perché quello era il primo titolo del film, ma anche perché un piccolo uragano scoppiò in quell’ambiente, come ci racconta l’autrice, la quale, per descriverlo, ha raccolto testimonianze sul luogo. Ne è uscito un libro che si legge come romanzo per lo stile accattivante, il montaggio degli episodi, il tratteggio dei personaggi, e le loro piccole storie sullo sfondo della grande storia di “Senso, ma anche come un testo di storia del cinema. Perché non è solo precisa e puntale la documentazione, ma il fatto che la lavorazione sia osservata dal basso, cioè della gente del posto, il cui comportamento è stato profondamente modificato dalla presenza di Visconti e della sua troupe, con una serie di interessanti conseguenze sul piano individuale e collettivo, offre una prospettiva nuova, inedita, sul lavoro cinematografico in generale. In particolare, poi, apre uno spiraglio romantico e romanzesco sulla vicenda dei due personaggi di finzione, Ferdinando e Liliana, che da questa avventura usciranno sposi felici e contenti.
“Nella narrazione si intersecano tre piani: le riprese del film, la storia del nostro Paese, infine, le esaltanti giornate vissute a contatto con il magico mondo del cinema dalla gente del luogo. Il fascino di questo romanzo sta appunto nel sapiente intreccio delle vicende di autentiche star e di personaggi comuni. Proprio a quest’ultimi è affidato il ruolo di filtrare attraverso il loro sguardo, le loro emozioni la grande avventura del cinema”
“Efficace il ritratto del grande Luchino. Di lui Luisa, una ragazza scritturata per una particina, racconterà mille volte a figli, nuore e nipoti “aveva due occhi che quando ti fissavano toglievano il sole per metterti al centro dell’universo”
C’è poi Riccardo Gualino, grande mecenate e produttore, preoccupato che il “Conte Rosso”, come era chiamato Visconti dai detrattori, non gli procurasse troppi guai con la censura. Al punto di accettare la presenza sul set di due generali, mandati dal ministro della difesa in veste di supervisori per le scene di battaglia”
I tempi erano sicuramente difficili: Pigozzi racconta l’effetto che fa su Visconti e i suoi collaboratori la notizia, arrivata sul set come una bomba, dell’arresto, e reclusione nel vicino carcere militare di Peschiera, di guido Aristarco e Renzo Renzi, rei di aver pubblicato su “Cinema Nuovo” un soggetto sulla campagna di Grecia, considerato lesivo dell’onore dell’esercito”
“Chi ama il film di Visconti e quella irripetibile stagione del nostro cinema, troverà in queste pagine una galleria di personaggi tratteggiati con mano sicura. Suso Cecchi D’Amico, la sceneggiatrice cui Visconti affidava i compiti più ardui, Piero Tosi, che pensa fermamente che il costume sia essenziale per il personaggio, e non solo un “dettaglio decorativo, Alida Valli, all’apice della sua bellezza, che sapeva, nelle situazioni drammatiche, trovare “belle sue fibre, nella sua carne, nel sue vene, un’ansia, una pena, G.R. Alfo, prodigioso direttore di fotografia destinato a una fine prematura prima della conclusione delle riprese: raccontando il suo lavoro l’autrice riesce a ricreare la luce, i colori e le atmosfere del paesaggio lombardo-veneto. Ci sono poi Massimo Girotti, i futuri registi Francesco Rosi e Franco Zeffirelli, Tennessee Williams…
Tra i personaggi di fantasia non mancano figure di spicco, come il fotografo Ferdinando, che diventa l’assistente di Aldo e vive una contrastata storia d’amore con Liliana, oppure la prorompente ostessa Romilda, attorno alla quale ruota una corte di spasimanti degni della “Locandiera” di Goldoni”

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«Aveva lo sguardo di un magnete, racconterà la ragazza alle amiche, in paese. Due occhi scuri che quando ti fissano ti attraggono come una calamita. Un uomo che ti accorgi che è diverso da tutti, per come ti guarda e senti che sta spostando l’aria.»

da Uragano d’estate